Conosco Angelo Faccinetto dai tempi in cui Gioventù Studentesca aveva la sua sede nella piazza del sagrato della Basilica di Lecco. Fin da allora aveva una spiccata propensione per la scrittura (e in genere una ricchezza di interessi culturali). Poi la vita ci ha fatto percorrere cammini diversi senza incontrarci se non sporadicamente e per un certo tempo nell’impegno politico su fronti diversi.
Poi L’Anmig (Associazione mutilati e invalidi di guerra) di Lecco di cui i nostri genitori erano stati per molti anni componenti attivi e responsabili (il mio come tesoriere il suo anche da presidente) ci ha fatti ritrovare nell’assumere qualche responsabilità nella conduzione della associazione ormai povera dei suoi fondatori.
Così Angelo ha trovato anche il modo di raccontare la storia dell’Anmig e del mondo che gli stava attorno in due testi pubblicati negli anni scorsi (“Il capitano l’è ferito”, Cattaneo; “E son tornati”, Macchione).
Ora il cambio di passo con un romanzo che tuttavia mantiene il clima delle sue ricerche.
La storia è presto detta. Siamo negli anni della Grande guerra dopo la rotta di Caporetto ed è diffuso in Italia il timore di uno sfondamento delle linee da parte degli austroungarici per attivare fino a Milano.
Domenico un italiano delle terre “irredente”, impulsivo e controcorrente (il padre è un ingegnere fedele all’impero) si sposa e si trasferisce in Svizzera dove con l’attività redditizia messa in piedi assieme alla moglie (un calzaturificio) vive bene ma continua nell’irrequieta ricerca di un senso della propria esistenza che lo appaghi.
Improvvisamente prende una decisione: lascerà la confederazione per andare a combattere l’invasore. Come arriverà al fronte è la storia da leggere. E Mafalda? Questa è una signora dell’alta società che ha avuto con Domenico una storia giovanile e che lui vorrebbe rincontrare passando da Milano per raggiungere il fronte, desiderio condiviso dalla donna. E c’è anche una terza (o seconda) donna, la moglie di Domenico , la Luison, che a sua volta si mette in gioco alla ricerca del marito partito.
Per scoprire i dettagli serve la lettura. Qui aggiungo una caratteristica del libro. Angelo è un attento conoscitore di storia militare, di vicende belliche ormai lontane e lo sfondo della narrazione è costituito proprio dai dettagli di questa guerra: bombardamenti, distruzioni, requisizioni, strategie. E un dettaglio che la dice lunga sull’occhio con cui l’autore guarda la guerra.
I soldati sono in grigio-verde e altri in grigio-azzurro: come dire che solo una sfumatura divide ragazzi buttati a morire per una guerra di cui oggi conosciamo tutta la brutalità, le meschinità e gli errori dei comandi.
Interessante il cameo su Carlo d’Asburgo (successore di Francesco Giuseppe) così simile a quei giovani in divisa che li passa in rassegna con il rosario nella mano in tasca.
Nel racconto c’è anche l’altro amore di Angelo, quello per la montagna: il racconto della traversata delle Alpi, dalla Svizzera all’Italia, che Domenico compie nella notte invernale, ha una bellezza descrittiva che solo chi conosce e ama la montagna riesce a restituire. Buona lettura.
Angelo Faccinetto, “La Mafalda vestiva di rosso“, pagg. 232, € 18,00, Pietro Macchione editore, Varese, 2022